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L’ex attaccante del Torino Ruggiero Rizzitelli ha parlato di Pietro Pellegri, giovane punta del Torino che potrebbe essere utile alla Nazionale. 

Pietro Pellegri è uno degli attaccanti nel libro dei record del calcio italiano. È stato infatti, con Amedeo Amadei, l’esordiente più giovane della storia della Serie A, avendo esordito a 15 anni e 280 giorni. Il primato, poi, è stato battuto da Wisdom Amey, che ha esordito a 15 anni e 274 giorni.

Pellegri Nazionale

Pietro Pellegri (Foto Twitter ufficiale Torino FC 1906)

Il nome della punta classe 2001 è tornato agli onori della cronaca negli ultimi giorni grazie alla sua rete nella vittoria del Torino sul campo dell’Udinese. Un gol importante, che potrebbe aver sancito il completo ritorno del calciatore.

A parlare di Pellegri, in una intervista a La Gazzetta dello Sport, è stato l’ex attaccante granata Ruggiero Rizzitelli«Per prima cosa, ci sta dicendo che finalmente sta bene fisicamente. Poi aver giocato due gare consecutive in 6 giorni e aver segnato in entrambe le occasioni dà a un attaccante una ricarica di autostima incredibile. Lui le qualità le ha, le ha sempre avute».

Rizzi-gol ha poi proseguito: «Ricordo ancora il suo primo gol in A a 16 anni alla Roma. È un bene per il calcio italiano averlo ritrovato. Fisicamente è un animale, è uno che non ha paura di niente: ora ha solo bisogno di trovare la continuità. Se Juric lo riterrà opportuno, il passo successivo per lui potrebbe essere provare a giocarle tutte fino alla sosta per il Mondiale».

Pellegri, Rizzitelli lo consiglia alla Nazionale

Rizzitelli ha poi parlato di Pellegri in ottica Nazionale, a corto di elementi nel cambio generazionale dei numeri 9: «Di centravanti italiani come lui ce ne sono pochi in giro: per il tipo di gioco, per la sua forza fisica, lo paragono a Scamacca. I due hanno fatto però un percorso inverso: Scamacca è andato all’estero, Pietro è tornato in Italia. Ed è stato bravo il Torino a crederci, a investire su questo ragazzo per riportarlo in Serie A. Il Toro ci punta: è un bel segnale per il calcio italiano, perché vediamo che di attaccanti italiani ne giocano pochissimi. C’è bisogno di attaccanti. Se non li lanciamo nei club, non possiamo lamentarci quando ci accorgiamo che non ne abbiamo da Nazionale». 

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