L’ex c.t. della Nazionale Gian Piero Ventura ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha parlato del caso Mancini e dell’arrivo di Spalletti sulla panchina dell’Italia.
I motivi dell’addio improvviso di Roberto Mancini alla Nazionale sono ancora avvolti da dubbi e incertezze. L’allenatore dà le sue ragioni, la FIGC ribatte confutando le dichiarazioni dell’ex c.t.. E a entrare nel merito della questione è stato Gian Piero Ventura, altro ex commissario tecnico, in una intervista a La Gazzetta dello Sport.
Per l’allenatore che ormai da due anni si è ritirato dalle scene calcistiche, tutto il movimento italiano non ne è uscito bene dopo quanto accaduto: «Quando non si conoscono bene le situazioni è difficile dare giudizi. Mancini dice una cosa, la Figc un’altra. Ma è chiaro che dal punto di vista dell’immagine ne siamo usciti male e si doveva trovare un modo diverso».
Ventura ha poi provato a fare un paragone tra le mancate qualificazioni della sua Italia e quella del Mancio: «Ho fatto pace con incubi e fantasmi. Ma resto sorpreso quando ancora oggi si dice che l’uscita contro la Svezia fu un disastro epocale, nonostante la Svezia arrivò poi ai quarti di finale del Mondiale, e l’uscita quattro anni dopo contro la Macedonia del Nord, che era settantesima nel ranking mondiale, viene considerata solo un incidente di percorso. Nel 2022 la colpa era di tutti, nel 2018 di uno solo. Ma è inutile rivangare il passato…».
Nazionale, Ventura e l’arrivo di Spalletti come nuovo c.t.
Ventura ha parlato anche dell’arrivo di Spalletti come nuovo commissario tecnico della Nazionale: «Se è la scelta giusta Assolutamente si. Sono felice per l’Italia e per Luciano. Dopo il campionato stravinto col Napoli questa è la ciliegina sulla torta della sua importante carriera. È un impegno non facile ma avrà stimoli enormi. L’ho visto crescere, l’ho cercato come giocatore, l’ho aiutato ad iniziare la carriera di tecnico. Gli faccio un grande in bocca al lupo».
L’ex c.t. ha provato poi a immaginare una formazione azzurra con Spalletti in panchina: «Ho letto su alcuni giornali che basta mettere questo al posto di Lobotka e quello al posto di Zielinski e l’Italia somiglierà al Napoli… Ma non funziona così. In un club lavori tutti i giorni sulla testa dei giocatori e sugli schemi. In Nazionale il tempo è poco e non riesci a imporre il tuo modo di giocare. La differenza tra i due ruoli è abissale. Non è un problema di qualità, voglia o professionalità degli atleti, ma di tempo. Le cose non si improvvisano. Lo scudetto di Spalletti al Napoli è figlio del lavoro dell’anno precedente. Luciano ha subito due gare decisive, dovrà adattarsi in fretta».