Italia fuori dal Mondiale per la seconda volta consecutiva. La colpa è anche del c.t. Mancini, troppi in campo solo per riconoscenza.
Nel day after della seconda mancata qualificazione a un Mondiale, brucia ancora nel cuore degli italiani quella sensazione di dover aspettare ancora altri quattro anni (forse) per rivedere l’Italia in campo nella manifestazione che conta più di tutte. Dovremmo averci fatto il callo, dopo l’altra grandissima delusione del 2017, ma non è così. Impossibile abituarsi a un’amarezza così grande, arrivata dopo che in estate era stato conquistato un Europeo con la forza del gruppo e del sorriso.
E proprio quel trionfo a Euro 2020, dopo la sconfitta della Nazionale contro la Macedonia del Nord, acquisisce ancor di più l’immagine di un miracolo sportivo difficilmente ripetibile. Sì, perché il calcio italiano è quello che si è visto da novembre fino all’eliminazione del Renzo Barbera. Poche idee, gioco lento, poca fantasia e tanta aridità in attacco.
All’Europeo tutte queste problematiche, che sono le stesse evidenziate anche dal tragico corso Ventura, sono sparite per far spazio a un’Italia da favola e a una Dea Bendata che aveva deciso di indossare i colori della Casa Savoia.
Ma finito il caldo estivo, ecco che la tormenta di neve gelida si è abbattuta nuovamente su tutto il movimento italiano. Non ci sono scuse, non ci sono rigori sbagliati che tengono; perché se perdi contro la Macedonia del Nord, in casa tua, allora è giusto salutare non fare le valige per il Qatar e tenere anche la testa bassa.
Italia fuori dal Mondiale, le colpe del c.t. Mancini
Al termine della partita, il c.t. Roberto Mancini si è preso le colpe del fallimento. È un uomo con la “U” maiuscola e anche nel dolore ci ha messo la faccia. Ma forse è anche vero che una fetta della disfatta porta il suo nome.
Perché contro la Macedonia si è vista una Nazionale stanca, troppo sulle gambe e con le idee annebbiate. Barella visibilmente fuori condizione, così come l’ectoplasmatico Insigne e un Immobile che soffre ancora incredibilmente il peso della maglia azzurra. Florenzi non gioca titolare nel Milan e l’effetto 90′ si è fatto sentire.
E allora va da se pensare che il commissario tecnico abbiamo quasi pensato di saldare un “debito di riconoscenza” con i ragazzi che gli hanno fatto vivere un sogno meno di un anno fa. Mandando così in campo elementi lontani dalla condizione fisica ottimale. Diversi Azzurri erano in carenza di gamba e d’ossigeno, e lo si sapeva già dallo scorso lunedì. Ma il Mancio ha voluto rischiare affidandosi ai suoi fedelissimi, cadendo però nel baratro.
Un peccato che viene pagato a carissimo prezzo da una Nazione intera e da una generazione, di calciatori e semplici appassionati, che forse giocheranno e vedranno il loro primo Mondiale “serio” nel 2026.
In tantissimo erano solo dei bambini dei bambini nel 2014, ultima volta dell’Italia in una Coppa del Mondo, e adesso si ritroveranno adulti quando si tornerà a parlare di qualificazioni per la competizione che si disputerà tra Stati Uniti, Messico e Canada.
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Mancini ha le sue colpe, ma l’Italia è da rifondare e c’è bisogno proprio di uno come lui per far cambiare rotta al nostro calcio. Gli occhi del c.t. nel post partita con la Macedonia dicevano tutto. Da questa grandissima delusione potrà scaturire una vera rivoluzione. Questa volta dovrà essere, non c’è via d’uscita.